26 Agosto 2010
Ormai è una rincorsa contro il “tempo” come sempre avviene quando l’emergenza è più di una emergenza.

Michele Errico e Marco Scalas, direttore e presidente ddella coldiretti sardegna, così commentano l’attuale momento.  La strada immediata per dare risposte incoraggianti è senza dubbio quella indicata nella piattaforma Coldiretti che prende in considerazione fortemente la possibilità di tonificare il mercato attraverso il ritiro del prodotto trasformato e destinarlo agli indigenti, ma come si legge tra le righe questa è una iniziativa che nasce ed è sostenuta dal mondo agricolo e con le risorse dell’agricoltura per sostenere l’industria. Non è più stagione di autorelegarsi ancora ad essere gli “utili idioti”, e quindi va bene questa strada se vi sarà certezza che tutti gli attori concorrano in maniera seria a guardare lontano.
Chi deve assumersi le responsabilità?
sicuramente tutti gli attori della filiera, e va bene. Ma le istituzioni devono giocare un ruolo predominante per quello che deve essere il rilancio del settore, non è più una questione di crisi a se stante, trattasi di un fenomeno che se non governato rischia di mettere in ginocchio la Sardegna. Non possiamo, infatti, non pensare che gli equilibri sociali della regione non dipendano da un settore che oltre ad essere significativo in termini di pil, compreso anche l’indotto che genera, non garantisca anche livelli occupazionali di rilievo. E questo è un primo aspetto, ma l’altro significativo è rappresentato dal forte contributo che l’agro-pastorizia garantisce, come tutta l’agricoltura sarda, alla preservazione del territorio, governandolo,  tutelandolo, custodendo indirettamente un bene fruibile intanto dalla società tutta, ma marcatamente ingerente sui risvolti positivi degli altri settori economici, in primis il turismo. Stiamo dicendo da tempo, continuano Marco Scalas e Michele Errico, che sarebbe inimmaginabile ipotizzare la crescita turistica in sardegna senza agricoltura, senza la pastorizia che indirettamente svolge proprio questa funzione, che ovviamente nessuno riconosce e che invece con tutti i suoi drammi continua a garantire. Ma per un attimo pensiamo che non vi sia, o che sparisse, di cosa dovremmo parlare?
Ecco questo è il forte messaggio che si intende offrire alla regione, è ora di guardare il settore con un occhio diverso: l’agro-pastorizia, così come tutta l’agricoltura sarda, ha una funzione sociale che va tutelata. Se queste attenzioni non saranno garantite nell’immediato ed attraverso una programmazione volta al rilancio serio, Coldiretti non farà più sconti a nessuno. E’ ora di assumersi le responsabilità, si attraverso anche i tecnicismi percepibili solo dagli addetti al settore, ma soprattutto con atti coraggiosi che permettano agli allevatori di svolgere questa loro duplice funzione.
Se non si volta pagina, avremo sempre le reazioni frutto del disagio, e non ha importanza da chi, le proteste quando sono legittime, quando sono conseguenza di un malessere, non dividono. Nella nostra piattaforma oltre ad indicare le soluzioni congiunturali, abbiamo evidenziato anche quelle strutturali, che ovviamente saranno arricchite ed implementate in ragione del forte contributo che riceveremo dalla nostra base associata in occasione delle assemblee che stiamo tenendo a tutto spiano. La nostra è una organizzazione radicata e necessita del confronto per poter sostenere più segnatamente le ragioni delle rivendicazioni.
Al Presidente della Giunta Cappellacci, agli assessori di riferimento, ma a tutti i consiglieri regionali, lanciamo questo “grido d’allarme” che avremo modo di ribadire nelle occasioni d’incontro fissate e da fissarsi, è ora di assumersi una responsabilità che dia risposte all’agricoltura ed alla società tutta.