9 Agosto 2012
Olio d’oliva: dal decreto sviluppo forte scossa al mondo della contraffazione

"Sono norme che abbiamo fortemente voluto e sostenuto, norme fondamentali per gli organi dello Stato impegnati quotidianamente nella, spesso impari, lotta alle frodi  e alle contraffazioni dell'olio”. 
E’ quanto ha rilevato, con soddisfazione, il presidente della Coldiretti Sardegna Marco Scalas in riferimento alle disposizioni riguardanti i controlli sull’olio extravergine d’oliva inserite nel testo del decreto sviluppo, approvato definitivamente dal Senato.
“Questa volta – ha aggiunto -  a nulla sono servite le pressioni di lobby interessate. Il Parlamento e il Governo sono andati dritti sino alla meta ed è una ottima cosa per gli olivicoltori e i trasformatori onesti,  una garanzia per i consumatori, ma soprattutto un bel segnale di trasparenza che il paese si aspettava”.
In Sardegna l’olivicoltura rappresenta un settore importante che coinvolge oltre 50000 addetti e 42 mila ettari di territorio per un fatturato di circa 25 milioni di euro, è chiaro che portare chiarezza nel settore dovrebbe significare anche maggior tutela nei confronti degli olivicoltori.
Le nuove norme sono frutto di un emendamento introdotto alla Camera, e adesso confermato dal Senato, con il quale il relatore in Commissione ha inteso anticipare alcune disposizioni contenute nel disegno di legge d’iniziativa dei senatori Mongiello e Scarpa Bonazza Buora in materia di qualità e trasparenza della filiera degli oli di origine vergini, provvedimento già sottoscritto da numerosi parlamentari. Norme che consentono di riconoscere gli oli extravergini di origine estera spacciati come italiani o gli oli extravergini venduti come tali ma che hanno subito illecitamente processi di raffinazione e deodorazione. 
Le nuove norme  prevedono innanzitutto che in fase di controllo, gli oli di oliva extravergini che sono etichettati con la dicitura “Italia” o “italiano”, o che comunque evocano una origine italiana, sono considerati conformi alla categoria dichiarata quando presentano “un contenuto in metil esteri degli acidi grassi ed etil esteri degli acidi grassi minore o uguale a 30 mg/Kg” e che il superamento di tale valore comporta l’avvio di un piano straordinario di sorveglianza in considerazione che tali parametri costituiscono un fondamentale indicatore della qualità degli oli di oliva extravergini.
Nel testo del decreto sviluppo convertito in legge si prevede che la verifica delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergine sia compiuta da un comitato di assaggio riconosciuto e che tale verifica debba essere obbligatoriamente disposta e considerata attendibile in sede processuale.
La normativa inoltre, considerato che, in base alla legislazione vigente, si considera “fallace indicazione” l’uso del marchio con modalità da indurre il consumatore a ritenere che i prodotti siano di origine italiana senza che siano accompagnati da indicazioni sulla provenienza estera degli stessi, introduce nell’uso dei marchi relativi ai prodotti alimentari, la definizione di origine legata al luogo di coltivazione e di allevamento della materia agricola utilizzata nella produzione e preparazione dei prodotti ed il luogo in cui è avvenuta la trasformazione sostanziale. In tal modo – conclude la Coldiretti - l’effettiva origine per i prodotti alimentari risulta essere diversa da quella del codice doganale comunitario.
Nonostante in Sardegna produciamo oli extravergini di altissima qualità che hanno vinto numerosi premi, è sempre troppo difficile confrontarsi con chi vende produzioni a prezzi bassissimi che non potrebbero lontanamente remunerare il costo del lavoro dell’olivicoltore.
Spesso e volentieri ci troviamo in Sardegna, nonostante le nostre produzioni siano limitate, con eccedenza di olio invenduto e nonostante la grande qualità si è costretti a svendere la produzione a costi non remunerativi.
“Ci auguriamo che questo decreto possa dare una spallata finale a chi utilizza impropriamente il marchio made in Italy utilizzando olio estero” afferma Luca Saba Direttore di Coldiretti Sardegna “ma ci aspettiamo anche che questa chiarezza possa portare una volta e per tutte a valorizzare l’olio italiano e più in particolare l’olio sardo.  .
 
SCHEDA
L’olivicoltura in Sardegna
 
 
SITUAZIONE ATTUALE
La situazione olivicola sarda è contrassegnata da un processo contraddittorio: al rischio di abbandono di diverse aree produttive definibili marginali non solo per gli elevati costi di produzione si contrappone l’incremento delle superfici coltivate in aree di nuova coltivazione, l’aumento del numero delle ditte confezionatrici sia per l’olio che per le olive da mensa.
Sotto l’aspetto economico il margine economico in relazione alle aziende risulta quanto mai diversificato, accanto a situazioni positive si riscontrano valori di reddito insufficienti a remunerare dignitosamente i fattori produttivi.
I principali dati di riferimento del comparto possono essere così riassumibili:
l’ultimo censimento generale dell’agricoltura effettuato nel 2000 a cura dell’ISTAT ha rilevato per la Sardegna 40.274 ettari di superficie distribuiti tra 1.713 ettari di oliveti  da mensa e di 38.531 ettari di  oliveti da olio, con una superficie aziendale media a livello regionale di circa 0,8 ettari.

L’olivicoltura in Sardegna è caratterizzata da un’ampia diffusione su tutto il territorio regionale con la presenza di diversi areali e distretti infrastrutturati, territori vocati e potenzialmente ristrutturabili. Registriamo la presenza di diversi comprensori specializzati, operatori dotati di elevate competenze tecniche e buona dotazione di moderni impianti tecnologici. Dall’altro si registra un’ elevata frammentazione e polverizzazione aziendale che  influenza i costi gestionali, una difficoltà di meccanizzazione in vari areali a causa di una situazione orografica non favorevole (pendenza eccessiva, assestamenti disomogenei, età degli impianti, ecc.);  una bassa produttività degli impianti in generale con accentuazioni nelle aree marginali, elevata età degli operatori olivicoli, con limitato interesse agli investimenti e all’innovazione che condiziona la capacità gestionale in termini di processo produttivo, disomogenea e carente specializzazione imprenditoriale, riscontrabile in maggior misura nelle aree olivicole tradizionali.
La frammentazione e l’incostanza produttiva ostacola seriamente la programmazione commerciale, il mantenimento degli standard qualitativi, il rapporto con la distribuzione organizzata, il ricorso a strumenti idonei di valorizzazione e promozione; ciò si riflette sui prezzi alla produzione, spesso eterogenei, in alcune aree in calo anche in presenza di soggetti associati.

I Numeri
 

Superficie olivetata in Sardegna
 
40.274 ha
 
Olivicoltura specializzata*
 
30.000 ha
 
Oliveti da Olio
 
38.531 ha
 
Oliveti da Mensa
 
1.713 ha
 
Produzione Olio Extravergine 2007/2008
 
90.000 q.li
 
Produzione Olio Sardegna DOP
 
1.200 q.li
 
Fatturato del  Comparto
 
25.000.000 €
 
N° Addetti Occupati
 
50 mila aziende
 
Imbottigliatori (con propria etichetta)
 
80
 

 
 
Le aziende agricole che producono olive da olio sono 34.140, con una superficie mediamente investita a oliveti pari a di 1,1 ettari.
Oltre il 50% delle aziende ha una dimensione inferiore ai due ettari ed appena nel 13% delle aziende olivicole si riscontra una superficie maggiore di 10 ettari.
 
Interventi di sostegno negli ultimi anni
Con l’applicazione dei Reg.Ce n. 2078/93 e n. 2081/93 sono state realizzate 694 nuove piantate, per complessivi 2.709 ettari di cui 1.814 sottoposti al disciplinare di produzione “biologica”. Per altri 400 impianti già esistenti, per complessivi 1.113 ettari, sono stati sussidiati gli interventi di ristrutturazione.
 
La Trasformazione e commercializzazione
La trasformazione delle olive da olio avviene in circa  130 frantoi, di cui 17 sono cooperativi e 108 privati;  sono circa 45 le imprese confezionatrici.
Il 96-97% della produzione viene trasformata in olio e il restante 3-4% viene lavorato in olive da confetto, specie per il fabbisogno familiare e con la tecnica “al naturale (verdi in salamoia)”.
Per quanto riguarda le olive da mensa, la produzione negli ultimi anni è quasi quadruplicata, passando da11.635 quintali del 2001 ai 42.237 quintali del 2004. Le imprese di trasformazione in Sardegna sono tre, collocate nella Provincia di Cagliari.
La produzione regionale di olio di oliva (8-9.000 tonnellate/anno) è insufficiente a coprire i consumi interni (18-19.000 tonnellate/anno); il coefficiente di auto approviggionamento, che si attesta mediamente al 45%,è inferiore a quello complessivo dell’Italia (75%).
Le esportazioni regionali vengono quantificate in 2,5 milioni di euro e sono pari allo 0,2% delle esportazioni italiane di oli e grassi.
Più cospicue le importazioni di olio dall’estero, in particolare dalla Spagna e dalla Grecia.
Principali mercati di riferimento dell’olio sardo sono i mercati occidentali europei (Germania, Francia, Svizzera) nonché gli Stati Uniti e il Giappone (fonte: Ersat).