Anche la Sardegna è presente in forze con centinaia di agricoltori e allevatori provenienti da ogni parte dell’isola, alla due giorni del presidio al Brennero di Coldiretti, organizzata per tutelare il Made in Italy e difendere il lavoro delle migliaia di imprenditori agricoli sardi e italiani. I rappresentanti del mondo agricolo sardo non sono voluti mancare nonostante le difficoltà del viaggio a un appuntamento importante che ha dato il via alla grande mobilitazione della Coldiretti per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola. La proposta, sostenuta da diecimila agricoltori che in due giorni giungeranno alla frontiera, assieme al presidente nazionale Ettore Prandini e che grazie alle operazioni delle forze dell’ordine stanno verificando il contenuto di tir, camion frigo, autobotti.
CUALBU. "Anche quest’anno una foltissima delegazione della Sardegna è presente qui al Brennero, luogo simbolo per l'arrivo delle merci in Italia. È fondamentale presidiare l’ingresso di questi prodotti esteri, spesso spacciati per italiani ed è per questo che continuiamo a chiedere che venga intensificata la vigilanza”, sottolinea Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna, presente con la delegazione sarda al Brennero. "È importante che le etichette siano chiare e trasparenti perchè questa è una battaglia etica e morale, dovuta per tutelare i nostri produttori e consumatori - conclude - si deve avere certezza della provenienza del cibo e di come è stato prodotto. Riteniamo che le norme sulle pratiche sleali e gli accordi di filiera siano il giusto riconoscimento per consentire un corretto compenso ai nostri produttori”.
SABA. "Ci viene chiesto di produrre cibo seguendo regole ferree per difendere l’ambiente ma poi vediamo entrare in Italia e in Sardegna da tutto il mondo merci che sono prodotte senza rispettare le stesse nostre norme, il tutto generando una concorrenza sleale insostenibile per i nostri agricoltori. Ora diciamo basta”, sottolinea inoltre Luca Saba, direttore Coldiretti Sardegna. “Oggi nell’azione in campo al Brennero, abbiamo ancora una volta fatto emergere quanti prodotti entrano nel nostro Paese per confondersi come cibo italiano senza esserlo - aggiunge tra i suoi messaggi lanciati dal Brennero il direttore della Sardegna - pensiamo al grano trattato con il glifosate che entra in Italia e diventa pasta italiana. Questo non può continuare - conclude - la presenza di migliaia di agricoltori e centinaia dalla Sardegna vuole ancora una volta denunciare una situazione che deve essere fermata".
CONTRAFFAZIONI. Secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa al Brennero, infatti, oltre 8 italiani su 10 (83%) chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro. La raccolta firme, che potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti (sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly), punta anche a mettere finalmente in trasparenza – continua Coldiretti - tutti quei prodotti che sono ancora oggi anonimi e che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani e includono alimenti simbolo a partire dal pane. Su pagnotte e panini non vige, infatti, l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato, come accade per la pasta. E lo stesso vale per tutti i derivati come biscotti, fette biscottate crackers e simili.
ORISTANO. Dalle cosce di maiale danesi all'uva indiana, dalla frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia ai preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e anche un tir carico di grano senza tracciabilità. Sono solo alcuni esempi del “fake in Italy” scoperti dalla Coldiretti al Brennero, dove diecimila agricoltori con il supporto delle forze dell’ordine hanno fermato i tir carichi di prodotti alimentari provenienti dall’estero. Anche per questo, sottolineano il presidente e direttore Coldiretti Oristano, Paolo Corrias ed Emanuele Spanó, presenti al Brennero “è fondamentale smascherare quei prodotti che arrivano in Italia in maniera anonima e poi cercano di ottenere il bollino del made in Italy che dà un valore aggiunto a quei prodotti creando gravi danni ai nostri agricoltori - dicono - al contempo è necessario proteggere in ogni modo la sicurezza nella filiera alimentare”.
CAGLIARI. In arrivo anche tante aziende dal Cagliaritano. “Vogliamo difendere il lavoro di agricoltori e pastori di tutta la Sardegna e salvaguardare i consumatori dall’arrivo indiscriminato dei prodotti esteri fuori controllo - sottolinea Giorgio Demurtas, presidente Coldiretti Cagliari - invitiamo anche i consumatori a controllare le etichette e assicurarsi della provenienza dei prodotti. Ecco perché dobbiamo puntare al consumo dei prodotti con una tracciabilità certificata”.
NUORO. Problemi che si riflettono in tutti i territori della Sardegna. Per Leonardo Salis, presidente Coldiretti Nuoro Ogliastra “le merci che arrivano in Italia senza la giusta trasparenza in etichetta creano un enorme danno alle nostre imprese come quelle del nostro territorio che continuano a doversi difendere dalla concorrenza sleale - dice - questa mobilitazione che arriva anche dal Nuorese intende premere per arrivare all’obbligo di origine a livello europeo”. Per Alessandro Serra, direttore Coldiretti Nuoro Ogliastra, inoltre “proprio i nostri agricoltori del Nuorese, che hanno valicato il mare per essere qui in questi giorni, vogliono che si arrivi alla difesa dei nostri prodotti dall’attacco sempre più forte che arriva da produzioni straniere senza tracciabilità - sottolinea - dobbiamo una volta per tutte bloccare l’enorme mole di prodotti spacciati per italiani che creano enormi danni alle nostre imprese”.
NORD SARDEGNA. Stesso messaggio anche dal Nord Sardegna. “La concorrenza sleale è uno dei danni maggiori che può arrivare a colpire il nostro agroalimentare fatto di tante tipicità dei nostri territori - sottolineano Antonello Fois ed Ermanno Mazzetti, presidente e direttore Coldiretti Nord Sardegna - sono proprio i produttori più piccoli, ovvero quelli che rappresentano la percentuale maggiore del tessuto imprenditoriale del settore nell’isola, a essere maggiormente a rischio in un mercato non tutelato dalla trasparenza. Ecco perchè anche il Nord Sardegna non è voluto mancare a questa due giorni fondamentale per il futuro della nostra agricoltura”.