30 Novembre 2010
La cerealicoltura in Sardegna

Sotto l’aspetto economico in quanto ha rappresentato una delle poche colture in grado di garantire reddito alle imprese, accompagnato dalle politiche di sostegno della C.E., arrivando ad occupare una superficie anche di 95.000 Ha annui.
La coltivazione del grano duro, a differenza del grano tenero, viene praticata per la produzione delle semole utilizzate prevalentemente per la produzione di pasta e di prodotti tipici locali, (Malloreddus, Pane carasau, Pistoccu, Coccoi e Moddizzosu).
A partire dai primi anni 2000 si registra un costante trend negativo della coltivazione di Grano duro e di cereali più in generale, con una superficie che nel 2010 si è attestata sui 37.000 ha ma che nell’annata 2008/2009 è scesa addirittura a 26.000 ha.
Le cause della contrazione della superficie coltivata a grano duro sono essenzialmente legate alla scarsa remunerazione della materia prima agricola locale rispetto ai prezzi molto bassi che si registrano nei mercati mondiali; elemento che si è ulteriormente evidenziato nel momento in cui l’agricoltore, con la riforma della PAC e l’istituzione del “Premio Unico Aziendale” , non è stato più condizionato a coltivare nello specifico grano duro per avere nell’integrazione al reddito, ma libero di orientarsi meglio nel mercato indirizzandosi verso colture potenzialmente più remunerative.
 
La cerealicoltura in Sardegna
Le produzioni cerealicole in Sardegna interessano circa 15 mila aziende che coltivano principalmente grano duro, avena, orzo ed in alcuni areali specializzati, riso.
Il comparto è fortemente condizionato dagli scenari internazionali, dal mercato delle cosiddette “Commodity” e dalle politiche comunitarie.
La cerealicoltura, che arriva a rappresentare circa il 18 % delle coltivazione erbacee della Sardegna, è praticata principalmente da aziende con dimensione fondiaria oltre i 20 ettari.
Le condizioni pedoclimatiche, a volte fattore limitante per una buona riuscita della produzione, in molti areali consentono produzioni di qualità apprezzate dal mercato.
I problemi sono rappresentati principalmente dagli elevati costi di produzione e da una disomogeneità della stessa rispetto alle esigenze dei mercati a maggior valore aggiunto.
Le imprese cerealicole necessitano si un ammodernamento competitivo, di un affinamento della tecnica colturale finalizzata alle produzioni di qualità ma soprattutto di politiche che accompagnino la produzione primaria verso una valorizzazione del prodotto finito, che garantisca la giusta remunerazione e distribuzione del valore aggiunto agli attori della filiera, in primis il produttore agricolo.
     Se da un lato occorre migliorare e programmare la produzione cerealicola in funzione delle esigenze della trasformazione dall’altro bisogna legare la produzione di prodotti tradizionali locali alla materia prima locale costruendo una filiera in grado di valorizzare la materia prima regionale
Il paradosso che viviamo e che nonostante vi sia una grande ricchezza di prodotti tipici locali la quantità di grano duro sardo utilizzato è minimale.
Finche non ci sarà l’obbligo di utilizzo della materia prima locale per la produzione di prodotti tradizionali della nostra regione e finche non sarà reso obbligatorio l’indicazione dell’origine delle materie prime utilizzate per la produzione di alimenti il grano duro della Sardegna sarà considerato una commodity e messo in competizione con le materie prime provenienti dai mercati mondiali.
 
Politiche di sviluppo
Per rilanciare il comparto cerealicolo occorre orientarsi verso l’adozione di tecniche colturali finalizzate a ridurre i costi di produzione, l’adozione di adeguate rotazioni colturali con la reintroduzione diffusa delle leguminose da granella.
In tal senso il comparto necessità anche di un ammodernamento strutturale e tecnologico delle imprese.
Si rende inoltre necessario programmare in maniera idonea la produzione, così da ridurre l’impatto negativo dei fattori esterni (i mercati internazionali) e, contemporaneamente, attivare processi di certificazione delle produzioni ed un’adeguata valorizzazione dei prodotti regionali ottenuti con materie prime locali, tali da garantire la tracciabilità della materia prima locale.
Al fine di rilanciare la filiera appare quindi indispensabile realizzare una reale integrazione tra gli attori della stessa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
LA CEREALICOLTURA IN SARDEGNA
I Numeri 2010
 
Produzione di cereali autunno-vernini in Sardegna

Superficie investita a cereali autunno-vernini in Sardegna
 
51.423 ha
 
Grano Duro
 
37.043 ha
 
Orzo
 
9.530 ha
 
Avena
 
4.850 ha
 

Fonte: MIPAAF Bollettino AGRIT
 
 
Produzione di Grano Duro in Sardegna

Resa media negli areali vocati
 
25 -30 q.liha
 
Prezzo al produttore grano duro in Sardegna (luglio 2010)
 
16,00-18,00 €/q.le
 
Costo di produzione
 
650,00-700,00 €/ha
 
Produttori cerealicoli specializzati
 
8.000
 
Produttori cerealicolo-zootecnici (reimpiego in azienda per alimentazione bestiame)
 
7.000
 

Fonte: elaborazione Coldiretti Sardegna