Il cibo è diventato la prima ricchezza del Paese con una filiera agroalimentare allargata che vale 707 miliardi, dai campi all’industria fino alla ristorazione e alla grande distribuzione, un valore pari a quello di oltre venti manovre finanziarie. Inoltre, di fronte all’impatto di guerre e dazi sulle abitudini di tutti i giorni, gli italiani fanno propria l’idea di sovranità alimentare. Il 79% considera l’autosufficienza nella produzione di cibo una priorità strategica per il Paese, come l’energia, per garantire la fornitura di prodotti in quantità adeguata e a prezzi sostenibili. Sono alcuni dei concetti che emergono del XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti, a Roma.
SARDEGNA PRODUTTRICE DI SCORTE STRATEGICHE. In questo scenario le regioni possono essere dei punti di riferimento e tra queste la Sardegna ha dei punti di forza unici che possono essere al servizio del Paese in un momento di grande incertezza a livello globale proprio per gli effetti delle crisi e politiche internazionali sempre più predominanti. Ne è convinta Coldiretti Sardegna, presente all’evento in corso a Roma aperto questa mattina dal segretario generale, Vincenzo Gesmundo. Per Coldiretti Sardegna “i produttori isolani e le peculiarità sarde nel panorama del made in Italy hanno un ruolo importante ma la Sardegna può e deve proporsi come una regione strategica per la produzione di scorte alimentari nazionali, in un momento storico in cui la sicurezza alimentare è tornata a essere una priorità globale e assume un ruolo sempre più decisivo nelle forniture di cibo per la popolazione”, sottolinea Coldiretti Sardegna.
PRODUZIONI SARDE. L’Isola dispone, infatti, di eccellenze produttive e agroalimentari di altissimo livello, di imprese strutturate e di saperi antichi che la rendono perfettamente in grado di contribuire alla stabilità del Paese anche in contesti di crisi internazionale. "In tempi di guerra o di tensioni geopolitiche sui mercati, è fondamentale disporre di produzioni interne di qualità come il grano duro sardo che ha un potenziale enorme ancora da esprimere se pensiamo che potrebbe produrre anche 100 mila ettari a fronte dei neanche 30 mila realizzati oggi. Ma ci sono anche le carni ovine e bovine, il latte e i formaggi tipici come il pecorino, ma anche legumi, olio, miele e ortofrutta di filiera corta significa poter contare su riserve alimentari autenticamente italiane - aggiungono i vertici Coldiretti Sardegna - capaci di garantire approvvigionamento, autosufficienza e tutela del modello agroalimentare nazionale. La Sardegna può mirare a diventare laboratorio e presidio di sicurezza alimentare per l’Italia e per l’Europa, rafforzando il suo ruolo nel quadro del Made in Italy non solo come terra di qualità, ma come baluardo strategico per la produzione di cibo e la gestione delle emergenze alimentari”.
CIBO. Dal Forum Coldiretti a Roma sta emergendo anche che l Made in Italy a tavola – ricorda Coldiretti - dà lavoro a 4 milioni di occupati ed è sostenuta dall’impegno quotidiano di 700mila imprese agricole e da un’agricoltura da record. L’Italia vanta il primato nella Ue per valore aggiunto con oltre 42 miliardi di euro nel 2024 ed è al primo posto in Europa anche per valore generato per ettaro, quasi 3000 euro, il doppio rispetto alla Francia e i 2/3 in più dei tedeschi. Non a caso la Fao stima che per ogni euro investito in agricoltura si abbia un ritorno in sviluppo di quattro euro. Leadership anche nella qualità con 328 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute, 529 vini Dop/Igp, 5547 prodotti alimentari tradizionali e Campagna Amica: la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Senza dimenticare il primato continentale per il biologico, con 84mila aziende agricole attive sul territorio nazionale. La superficie agricola utilizzata ammonta a 12,5 milioni di ettari, pari al 42% del territorio nazionale. In altre parole, quasi la metà dell’Italia è gestita dagli agricoltori, secondo Coldiretti. A trainare i record dell’agroalimentare nazionale è anche l’export che ha raggiunto nei primi sette mesi del 2025 il valore di 42,5 miliardi di euro, in aumento del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo l’analisi di Coldiretti su dati Istat. Se l’andamento positivo dovesse proseguire, si prospetta un nuovo record storico dopo quello già registrato nel 2024 con 69,1 miliardi. Un patrimonio dell’economia nazionale che ha tutte le carte in regola per raggiungere l’obiettivo di portare il valore annuale dell’export agroalimentare a 100 miliardi nel 2030.
DAZI. Secondo il rapporto Coldiretti/Censis “Mangiare bene, malgrado tutto”, diffuso in occasione dell’inaugurazione del XXIII Forum Coldiretti Internazionale dell’Agricoltura, inoltre, l’impatto dei dazi Usa sta avendo un effetto pesante anche per l’agroalimentare italiano. Dopo un primo trimestre dell’anno dove le esportazioni negli States hanno visto una crescita media in valore dell’11%, nei primi tre mesi di applicazione dei dazi aggiuntivi al 10%, si è passati al +1,3% di aprile, al +0,4% di maggio e al -2,9% di giugno, per poi arrivare al -10% di luglio, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. E le prime stime della Commissione Ue relative ad alcuni settori cardine come il vino fanno presagire a cali del 30% ad agosto. Secondo l’analisi del Centro Studi Divulga i dazi potrebbero costare all’agroalimentare italiano oltre 1 miliardo di euro, con proprio vino, olio e pasta tra i settori più colpiti. Occorre quindi evitare l’accesso ai mercati nostrani di prodotti che non rispettano gli stessi standard di sicurezza e sostenibilità, approfittando di questo gap per abbattere i prezzi, come nel caso di quegli accordi commerciali che non prevedono il principio di reciprocità delle regole, ad esempio il Mercosur o il Ceta. Non a caso l’88% degli italiani, secondo il rapporto Coldiretti/Censis, ritiene che ai prodotti importati debbano essere applicati gli stessi standard sanitari e ambientali del Made in Italy.
CIBI ULTRAFORMULATI. Inoltre dal Rapporto emerge che Otto italiani su dieci chiedono di vietare per legge la presenza, nelle mense scolastiche, dei cibi ultra formulati — dai piatti precotti alle merendine confezionate — seguendo l’esempio della California, che ha recentemente approvato una norma per tutelare la salute di bambini e ragazzi rispetto alla diffusione di prodotti pieni di additivi chimici. Di fronte alla crescente diffusione dei cibi ultra formulati, il 91% degli italiani ritiene fondamentale introdurre forme accessibili di educazione alimentare fin dalle scuole elementari. Un’esigenza resa ancora più urgente dal fatto che, per il 62% dei cittadini, la scelta delle pietanze in casa o durante i pasti con parenti e amici è condizionata dalle preferenze dei figli o dei nipoti.
“I cibi ultra formulati stanno compromettendo il futuro dei nostri ragazzi – dichiara il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo – La qualità di ciò che portiamo in tavola è una scelta che pesa sul destino del Paese: da un’alimentazione consapevole nasce una generazione più sana e più forte. È un impegno cruciale che ribadiamo anche in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione”.
"La nostra agricoltura ha dimostrato di essere un motore insostituibile di crescita, capace di generare valore, occupazione e identità - dichiara il presidente di Coldiretti Ettore Prandini - Il cibo è il simbolo più riconoscibile del Made in Italy nel mondo e la prima ricchezza nazionale e la nostra filiera guida l’Europa per sostenibilità e qualità. Un comparto strategico che va difeso con determinazione soprattutto in un momento delicato con conflitti, guerre commerciali ed effetti dei cambiamenti climatici che minano la sicurezza mondiale”.