3 Novembre 2010
CRISI DEL COMPARTO OVICAPRINO: DELUSE LE ORGANIZZAZIONI AGRICOLE

Riteniamo che la prima omissione di verità, per non chiamarla bugia, sta nell’aver comunicato che ciascuna azienda percepirà 2500 € per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012. Con una semplice moltiplicazione per le circa 16.000 aziende ovi caprine esistenti  si capisce che i conti non tornano, occorrerebbero infatti oltre 40 milioni di euro ad anno, nei fatti leggendo la proposta di legge richiamata nell’accordo  si evince che i milioni stanziati sono solo 10 ad anno e i 2500 euro si riferiscono al  massimale ad azienda erogabile, ovvero o arriveranno solo 600 euro ad azienda o solo un quarto delle aziende percepirà i 2500 euro. Comunque la si legga  una vera  presa in giro e un arretramento rispetto a quanto già trattato e da noi rifiutato. 
Per conferma chiedere a Cappellacci e Prato e vedere cosa rispondono.
Altro punto che lascia perplessi è la misura sul “benessere animale”. Già dalla primavera di quest’anno è stato rappresentato nei vari incontri così come nelle piattaforme rivendicative che questo era uno dei punti dolenti, considerato che questo sostegno scade il 2010, e le scriventi OOPP dopo aver invocato l’apertura di un tavolo nazionale per far dialogare Mipaf e Regione nel tentativo di trovare una soluzione, la soluzione una diecina di giorni fa e stata trovata a Roma e Cappellacci sa bene come e quando ma si era deciso di tenerla riservata sino all’approvazione di Bruxelles.
Tanto per essere chiari a Roma la misura si sta ancora scrivendo. Anche qui si vende la pelle prima di uccidere l’orso, sta di fatto che nulla di nuovo è emerso,eravamo già al corrente, in quanto siamo da settimane impegnati ad indicare a Cappellacci la strada da seguire . Anche qui   chiedere a lui o magari al ministro per avere conferma.
Un'altra questione di merito è rappresentata dalla poca chiarezza di come si vuole procedere allo svuotamento dei magazzini delle giacenze di pecorino romano. Il primo annuncio era di  veicolare il prodotto verso i paesi in via di sviluppo e verso gli indigenti, attraverso un aiuto da parte del Mipaf che aggiunto allo stanziamento Regionale in uno a quello del Ministero degli Esteri determinasse le condizioni finanziarie adeguate. Oggi invece verifichiamo che la Regione vuole orientare il proprio sostegno finanziario alle strutture di trasformazione sempreché le stesse corrispondano un prezzo del latte concordato. Bene  ma poi con il nuovo e vecchio formaggio le coop che ci farebbero visto che questi sono gli stessi 10 milioni (oltre i 6 previsti nel ddl) che cappellacci sino ad oggi aveva destinato come parte regionale   al ritiro del pecorino?( anche qui chiedere a lui o al Ministero per avere conferma!) E poi con  solo 10 milioni quante cooperative e quanto latte verrebbe pagato quei 75 od 85 centesimi previsti nell’accordo? Praticamente ad essere ottimisti  solo un piccolissima parte  delle coop sarebbe in grado di fare contratti di questo tipo sulla spinta del premio regionale, visto che tutti ben conosciamo la situazione finanziaria e i magazzini pieni che si ritrovano le stesse, anzi temiamo che lo stato di necessità possa alimentare situazioni poco trasparenti. Tale impostazione e lontanissima da quella di avere un tavolo ufficiale per la sottoscrizione di un contratto generale sul prezzo del latte, che riguardi tutto il latte, cosa che rimane al centro di ogni eventuale concessione di soldi alla filiera e di cui l’accordo non fa menzione.
Ecco perché è nel merito che l’accordo è al ribasso e ci meraviglia che dopo impegni già presi dalla Regione si sia fatto un passo indietro di questo tipo. E poi per ripeterla tutta, le nostre rivendicazioni e le nostre indicazioni suggerivano l’adozione di un quadro normativo che oltre a determinare le condizioni per uscire dall’emergenza ponesse al centro della questione il rilancio del comparto ovi-caprino e dell’intero settore agricolo.
Non a caso abbiamo evidenziato a più riprese che è l’intero settore a soffrire, sono diversi i comparti a “rischio chiusura”, dal cerealicolo, al viticolo, allo zootecnico ed a quello ortofrutticolo. Se un comparto è in difficoltà è tutta l’agricoltura in difficoltà. E tutto ciò senza tralasciare altre questioni “vecchie” che hanno delle preoccupanti ricadute sul settore: Consorzi di Bonifica, Credito, e l’elenco potrebbe non finire mai.
Amarezza, insoddisfazione, delusione, disattenzioni politiche, irresponsabilità, e si potrebbe andare avanti con altre aggettivazioni, la questione agricola è una cosa seria.
La responsabilità che sino ad oggi ha caratterizzato il nostro agire, “urlano” le organizzazioni professionali, continuerà ad accompagnarci con una certezza: si parte dai nostri punti fermi, non sono ammessi sconti, ne passi indietro,  né compromessi che dettati dalla necessità di chiudere a “tutti i costi” possano confondere l’unico e solo obiettivo che ha accompagnato ed accompagna la nostra mobilitazione, ottenere risposte ed interventi concreti per la pastorizia e tutte le imprese agricole.