23 Aprile 2010
Coldiretti Sardegna presente alla manifestazione contro la povertà e per il lavoro del 28 aprile 2010

  Il modello delle multinazionali, che coltivano prodotti nei paesi poveri e rivendono poi in quelli ricchi, non ha funzionato e i risultati sono oggi ben visibili mentre è già iniziato un fenomeno di neocolonizzazione che vede alcuni grandi paesi acquistare terreni nelle nazioni più povere per produrre derrate da destinare al proprio mercato interno in vista di eventuali problemi di approvvigionamento.
E' ormai evidente peraltro che una soluzione al problema della scarsità di cibo non può essere rappresentata dagli Organismi geneticamente modificati. Gli ogm che circolano oggi nel mondo hanno solo aumentato la dipendenza degli agricoltori dalle multinazionali per quanto riguarda le sementi e gli anticrittogamici, mentre hanno fatto perdere biodiversità, con danni ambientali ed economici.
Contemporaneamente, nei paesi così detti sviluppati (come l’Italia e quindi la Sardegna) si assiste ad un crollo indiscriminato dei prezzi delle produzioni agricole che non consentono a chi opera nel settore, una seppur minima redditività, sufficiente alla mera sopravvivenza. Gli agricoltori e gli allevatori sardi sono di per sé a rischio povertà.
Ma occorre anche capire che non esiste solo un problema di quantità di cibo, ma sopratutto di accesso al cibo, come ha giustamente denunciato il Santo Padre. E qui l’ostacolo è rappresentato dalle speculazioni o, meglio, da due tipi di speculazioni.
La prima è quella sulle materie prime, per cui il prezzo nei campi diminuisce improvvisamente per effetto di movimenti finanziari. C’è poi una speculazione lungo la filiera a causa della quale, quest’anno, abbiamo visto calare del 30 per cento il prezzo del grano pagato agli agricoltori, mentre è aumentato quello di pane e pasta. Due fenomeni entrambi inaccettabili che dimostrano la necessità di una regolamentazione diversa del mercato del cibo.
Se vogliamo raggiungere l’obiettivo di diminuire il numero delle persone che soffrono la fame (non solo nei paesi in via di sviluppo) occorre dunque ripartire dalle economie locali, dalle agricolture locali, dalle popolazioni locali facendo perno su quelle che sono le loro produzioni tradizionali che vanno valorizzate sul mercato rendendo evidenti le specifiche identità con l'etichettatura.
Intanto Coldiretti ha varato, tra gli altri, il progetto degli AGRIMERCATI denominati Mercati di Campagna Amica, riservati unicamente ai produttori che, in autogoverno ed autonomia economica, si sono organizzati per offrire direttamente ai consumatori, mettendoci la faccia; prodotti che passano direttamente da chi produce a chi consuma.
In questo modo si può accorciare la filiera, riducendo enormemente il prezzo per il consumatore ed aumentando sufficientemente il reddito all’agricoltore. Ciò con ulteriori vantaggi collegati: il livello della qualità è elevato in quanto non proponiamo ortaggi a prezzi stracciati, acquistabili ai mercati ortofrutticoli a fine giornata, ma prodotti raccolti nello stesso giorno, di stagione e maturati sulle piante, senza passare per le celle frigorifere.
Prodotti a chilometri zero, cioè collegati con il territorio, la Sardegna, e al saper fare, alla cultura degli imprenditori sardi; rispettosi dell’ambiente, perché non affrontano viaggi di migliaia di chilometri per raggiungere le nostre terre, inquinando ed immettendo anidride carbonica nell’atmosfera.