26 Settembre 2025
CEREALICOLTORI IN PIAZZA PER DIFENDERE IL GRANO ITALIANO. CENTINAIA DAVANTI ALLA PREFETTURA DI CAGLIARI PER PROTESTARE CONTRO LE IMPORTAZIONI SENZA REGOLE DI GRANO

"Fermiamo i trafficanti del grano”, “Senza grano italiano non c’è futuro”, “Basta grano importato senza regole: Stiamo coltivando rabbia”, “Siamo stanchi di essere umiliati. Giù i prezzi? Su la protesta”, “Ogni contratto di filiera è un patto per la dignità di agricoltori e consumatori”. Sono solo alcune delle grida del mondo cerealicolo sardo e italiano che è sceso in piazza questa mattina da Nord a Sud del Paese. A Cagliari centinaia di cerealicoltori sono arrivati davanti alla Prefettura per far sentire la loro voce contro le speculazioni in atto su un prodotto simbolo del nostro Paese. Prezzi bassi, concorrenza sleale, importazioni fuori controllo, il settore continua a vivere un momento di grandissima difficoltà e anche nel capoluogo isolano è emersa tutta la rabbia dei produttori primari.

INCONTRO PREFETTO. Durante la giornata il Prefetto di Cagliari ha incontrato una delegazione di Coldiretti guidata dal presidente Battista Cualbu, per un quadro sulla situazione e ricevere le proposte di Coldiretti. Il Prefetto nel ricevere il documento Coldiretti ha assicurato il suo impegno per portare le istanze nei tavoli istituzionali nazionali e regionali.

LA PROTESTA. La protesta Coldiretti arriva mentre il prezzo del grano duro è crollato a 28 euro al quintale, con un calo del 30% in un anno, tornando ai livelli pre-guerra in Ucraina, mentre i costi di produzione sono aumentati del 20% dal 2021. Un chilo di pasta oggi viaggia sui 2 euro, ma agli agricoltori vengono riconosciuti appena 28 centesimi al chilo di grano. In Sardegna continua il calo delle produzioni con 28.475 ettari coltivati a grano duro nel 2025 (elaborazione Coldiretti su dati Istat) in discesa rispetto all’annata precedente. Ma la situazione non è migliore nel resto del Paese con a rischio quasi 140 mila imprese agricole, soprattutto nel Mezzogiorno.

COLDIRETTI SARDEGNA. “Oggi siamo in piazza anche in Sardegna nell’ambito di una grande mobilitazione nazionale che riguarda un settore strategico per l’economia della nostra isola. La cerealicoltura vive una crisi profonda, aggravata da pratiche sleali che ignorano la norma nazionale sul divieto di pagare sotto i costi di produzione - dice il Presidente Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu - Chiediamo una filiera vera, che non si limiti alla qualità del prodotto ma garantisca anche un prezzo giusto e certo per gli agricoltori, già prima dell’inizio delle campagne. Non possiamo continuare a subire l’invasione di grani esteri a basso costo e di dubbia sicurezza, che mettono fuori mercato i nostri produttori e rappresentano un rischio per i consumatori. Senza regole rispettate e senza un riconoscimento economico equo, rischiamo di perdere un comparto che è parte integrante della nostra sovranità alimentare e del futuro delle campagne sarde”.

LE VOCI. Per il Presidente di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas, inoltre “è inaccettabile che i nostri cereali vengano svenduti, condannando gli agricoltori a lavorare in perdita. Per questo è fondamentale che l’agenzia Ismea venga potenziata e messa nelle condizioni di far rispettare davvero la legge che abbiamo fortemente voluto e per la quale abbiamo combattuto. Oggi tantissime aziende agricole sono in sofferenza, strette tra l’aumento dei costi di produzione, la concorrenza estera e il disinteresse delle istituzioni - conclude Demurtas - senza regole chiare e applicate, il rischio concreto è quello di vedere scomparire un settore strategico non solo per l’economia, ma anche per la sovranità alimentare della Sardegna”.

Secondo il Presidente Coldiretti Oristano, Paolo Corrias “Il grano sardo ha grandissime potenzialità ed è di ottima qualità, ma se i nostri agricoltori non hanno le giuste condizioni economiche non è possibile andare avanti. Abbiamo bisogno che il grano venga pagato al giusto prezzo, perché senza una remunerazione adeguata non c’è futuro per la cerealicoltura. Oggi si parla molto di “filiera”, ma una vera filiera esiste solo se, oltre a garantire la qualità del prodotto, viene definito un prezzo certo e sostenibile già prima dell’avvio della campagna. Altrimenti rimane soltanto una parola vuota - conclude - per essere realmente sostenibile, il prezzo del grano deve essere almeno di 40 euro al quintale. Oggi, purtroppo, non è così. Senza raggiungere questa soglia, anno dopo anno perderemo superfici coltivate e produzioni, e questo è un lusso che la Sardegna non può permettersi”.

Infine il Direttore Coldiretti Cagliari, Giuseppe Casu aggiunge “la grave situazione che stanno vivendo i nostri cereali determina due effetti: da un lato l’arrivo di grano dall’estero a prezzi bassissimi, come quello canadese, che rende i nostri agricoltori non più competitivi; dall’altro un rischio concreto per la salute dei cittadini, che consumano prodotti trasformati con grani non sempre adeguatamente controllati. I nostri agricoltori stanno soffrendo pesantemente, come dimostra il calo degli ettari coltivati. La crisi della cerealicoltura è l’ennesimo fattore che contribuisce allo spopolamento delle campagne e alla chiusura delle aziende agricole, che sono il cuore propulsivo dell’economia regionale”.