18 Dicembre 2025
NO AL FONDO UNICO, COSÌ SI METTE A RISCHIO IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA E DELL’ECONOMIA DELL’ISOLA” +

Dal no al Fondo Unico Agricolo alla difesa della Politica agricola comune, dalla battaglia per l’origine obbligatoria in etichetta alla richiesta di reciprocità negli scambi internazionali. Da Bruxelles arriva un messaggio forte e inequivocabile al cuore delle istituzioni europee, lanciato da Coldiretti condiviso con tutte le delegazioni arrivate dall’italia e dalla Sardegna e dall’Europa. Un grido d’allarme che denuncia una deriva pericolosa delle politiche Ue, accusate di smantellare la Pac, aumentare la burocrazia e mettere a rischio la sovranità alimentare del continente. Messaggi forti rilanciati anche da Coldiretti Sardegna, portando in piazza le preoccupazioni di un territorio che più di altri rischia di pagare il prezzo di scelte lontane dalla realtà delle campagne.

 

Al centro della mobilitazione di Bruxelles c’è la netta contrarietà alla confluenza della Pac in un Fondo Unico, una scelta che toglierebbe certezze e stabilità a un settore che ha bisogno di programmazione e regole chiare per garantire sicurezza agli agricoltori e cibo di qualità ai cittadini consumatori. Una prospettiva che, per la Sardegna, rischia di aggravare difficoltà strutturali già esistenti.

 

“Dire no al Fondo Unico significa difendere l’agricoltura sarda e il diritto dei consumatori a sapere cosa portano in tavola – sottolinea il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu – senza risorse dedicate e senza una Pac forte, si apre la strada a un sistema che favorisce le importazioni e penalizza chi produce nel rispetto delle regole. Per questo chiediamo l’abolizione della regola dell’ultima trasformazione sostanziale del codice doganale e l’introduzione dell’origine obbligatoria in etichetta per tutti i prodotti: basta inganni sul cibo, servono trasparenza, tracciabilità e reciprocità reale nelle politiche commerciali”.

 

Un fronte di battaglia che riguarda anche l’accordo con il Mercosur e il tema delle importazioni da Paesi che non garantiscono gli stessi standard ambientali, sanitari e sociali imposti agli agricoltori europei. Coldiretti chiede controlli più stringenti alle frontiere e il rispetto di principi di piena reciprocità, oggi ancora largamente disattesi.

 

Sul piano economico, l’allarme riguarda l’impatto diretto che i tagli alla Pac, l’aumento della burocrazia europea e la concorrenza sleale possono avere sulla tenuta delle aziende agricole sarde, già schiacciate dai costi di produzione e dalle difficoltà legate all’insularità.

 

“Per la Sardegna queste politiche rischiano di produrre effetti devastanti – aggiunge il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba – tagliare le risorse alla Pac e aumentare la burocrazia significa mettere in crisi il reddito agricolo e frenare gli investimenti. In un territorio insulare, dove i costi sono strutturalmente più alti, il rischio è la perdita di competitività e la chiusura di molte aziende, con ricadute pesantissime sull’occupazione e sull’economia regionale”.

 

Nel solco delle posizioni espresse a Bruxelles da Coldiretti nazionale, l’associazione ribadisce la centralità strategica del cibo e della filiera agroalimentare, messa in evidenza anche dalle crisi geopolitiche e commerciali degli ultimi anni.

 

“Le guerre e i conflitti commerciali di questi ultimi anni hanno fatto emergere la centralità del cibo e la necessità di sviluppare filiere agroalimentari quasi autonome. La Cina, nell’ultimo vertice esteso a Russia, India e Brasile, ha posto la filiera alimentare al top delle priorità. Gli Usa, con il Farm Bill, destinano all’agricoltura risorse quadruple rispetto all’Europa – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – E l’Ue? Taglia i fondi in maniera folle: 90 miliardi in meno, 9 miliardi solo per l’Italia”.

 

Una critica che si accompagna alla richiesta di un cambio di rotta politico e istituzionale.

 

“Noi siamo europeisti per vocazione, non esiste un altro settore produttivo, in Italia, che abbia avuto più dell’agricoltura e dell’agroalimentare un rapporto così profondo e continuativo con il meccanismo europeo – ha ricordato il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo – ma questa Europa ha bisogno di uscire dal coma in cui la stanno gettando i tecnocrati. Diciamo no al furto dei fondi degli agricoltori per pagare bombe e carri armati. Ci battiamo contro la deriva autocratica di una Commissione che ha completamente marginalizzato il Parlamento, eletto dai cittadini”.

 

La protesta di Bruxelles diventa così anche un appello che riguarda la Sardegna: difendere la Pac, tagliare la burocrazia, garantire reciprocità e trasparenza significa salvaguardare il lavoro degli agricoltori, la salute dei cittadini e il futuro economico e sociale dell’Isola.