Il settore della risicoltura nazionale e isolano rischia di saltare letteralmente “per aria”. Le sconsiderate importazioni da Paesi meno avanzati verso quelli dell’Unione Europea stanno infatti causando serie ripercussioni nelle reti commerciali e nella riduzione delle coltivazioni di riso.
L’UE ha infatti definito nel corso del tempo un sistema tariffario preferenziale a dazio zero per i Paesi Meno Avanzati, tra questi la Cambogia e il Myanmar che hanno inondato i mercati UE di riso di varietà “indica”, lavorato, intasando l’offerta e causando conseguentemente il crollo dei prezzi.
Una situazione che pone seriamente a rischio tutta la risicoltura nazionale e di conseguenza anche quella Isolana ed oristanese, la principale provincia per la produzione di riso.
Dati 2013, in Italia sono stati coltivati 216.000 ettari (una riduzione dell’8%); l’Italia è il primo produttore UE con oltre il 50%; il riso si coltiva principalmente in 5 regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sardegna, con 4.100 aziende produttrici. La filiera assicura un reddito ad oltre 10.000 famiglie tra occupati e imprenditori; 109 le riserie, 66 le pilerie in tenuta. Un miliardo di euro il valore al consumo del riso italiano, che genera una PLV di 550 milioni di euro.
L’Ente Nazionale Risi attesta che a livello nazionale sulla qualità di riso varietà “indica” nel 2014 ci sarà una riduzione di 15.446 ettari (meno 21,6%) e conseguentemente un minor quantitativo a disposizione dell’industria di trasformazione nazionale. Altro elemento che preoccupa è che i prodotti provenienti da tali Paesi non offrono le sufficienti garanzie in termini di sicurezza alimentare per il consumatore poiché, le tecniche colturali, il sistema produttivo complessivo ed i controlli non sono adeguati e rispondenti alle norme utilizzate in ambito UE.
In tal modo si espone il consumatore europeo ai rischi legati alla mancanza di un corretto e garantito controllo sanitario.
Anche in Sardegna il rischio è di assistere a un crollo verticale dei prezzi e delle coltivazioni. A tutt’oggi vengono coltivati 3.500 ettari circa di cui 3.042,38 ettari ad Oristano. E’ una coltura storica che, per la provincia di Oristano rappresenta un patrimonio economico e culturale.
Coldiretti propone una strategia urgente con delle azioni mirate per dare un futuro al settore risicolo italiano:
1. Applicazione immediata della clausola di salvaguardia a tutela dei consumatori e dei produttori europei;
2. Una nuova legge per la regolamentazione del commercio interno;
3. Istituzione di una unica Borsa Merci Nazionale;
4. Attività di promozione e di incremento di controlli da parte dell’Ente Nazionale Risi.
Azioni tese a realizzare un mercato realmente concorrenziale per garantire i diritti dei produttori e dei consumatori con regole comuni prive di spinte speculative a discapito del territorio e dell’ambiente.
Coldiretti denuncerà la situazione, domani mattina 10 luglio alle ore 11,00, con una conferenza stampa ed un sit-in di protesta e di proposta in Piazza San Martino ad Oristano, alla presenza dei risicoltori locali , dei dirigenti Coldiretti e delle autorità locali, al termine del quale verrà offerta ai cittadini una degustazione di riso.