8 Febbraio 2013
APPROVATE A BRUXELLES LE LINEE GUIDA DELLA NUOVA POLITICA COMUNE DELLA PESCA:PESCA

E’ iniziata la rivoluzione della pesca.
Con l’approvazione della Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 6 febbraio 2013 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla Politica Comune della Pesca il comparto delle produzioni ittiche subirà profonde modificazioni in tutto il contesto europeo.
Da un lato la politica comunitaria sarà inflessibile riguardo la necessità di riportare a livello di sostenibilità le catture entro il 2020 (oggi il è stimato che il 68% degli stock ittici nell’UE sono sovra sfruttati, percentuale che per il mediterraneo arriva addirittura all’80%), operazione che richiederà sistemi di pesca sempre più selettivi ed una riduzione dello sforzo di pesca con una grande attenzione verso il divieto di rilascio in mare di catture accessorie. Dall’altro lato si punterà ad uno sviluppo sempre maggiore dell’acquacoltura, anche attraverso la promozione di sistemi di pianificazione del demanio marittimo che sino ad oggi sono mancati con conseguenze che sono state estremamente penalizzanti per questo comparto.
Ovviamente le parole d’ordine della nuova PCP saranno SOSTENIBILITA’, sia in senso ambientale che in riferimento alla salvaguardia delle specie maggiormente bersagliate (Tonno rosso, Sgombro, Aringa e Spratto) e RICERCA. L’apporto della ricerca sarà infatti indispensabile per guidare le regioni e gli stati membri verso la individuazione di politiche di sviluppo sostenibili.
 
In questo contesto gli operatori del settore verranno chiamati ad un ruolo sempre più importante di controllo e di pianificazione partecipata in modo da creare un sistema di verifica del raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Commissione Europea il cui mancato raggiungimento penalizzerebbe in modo pesante proprio gli operatori del settore.
E’ arrivato quindi il momento della responsabilità per gli operatori del mare che saranno sempre più protagonisti del loro destino.
 
In questo senso Impresapesca Coldiretti si candida a svolgere un ruolo sempre più importante di accompagnamento degli operatori del settore verso il raggiungimento di obiettivi ambiziosi e complessi in un momento storico difficile e ricco di insidie.
Per il comparto dell’acquacoltura di specie marine in particolare, si apre uno scenario ricco di stimoli e di sfide importanti.
Peraltro, proprio in questi giorni la delegazione Greca a Bruxelles ha certificato che per l’effetto del credit-crunch (restrizione del credito bancario) le produzioni di specie marine di acquacoltura provenienti dal maggiore produttore europeo subiranno un crollo che potrebbe arrivare al 50% rispetto alle produzioni del 2012.
Questo dato porterà ad uno sconquasso del mercato europeo di specie ittiche pregiate (orate e spigole), poiché, nonostante un aumento del 25-30% delle produzioni turche (la produzione greca nel 2012 superava le 300.000 tonnellate a fronte delle 12-13.000 tonnellate di orate e spigole prodotte in Italia) porterà ad un sensibile calo delle importazioni nel nostro paese, il maggior importatore europeo, che creerà notevoli disagi al nostro mercato interno in virtù dell’inadeguatezza del nostro sistema produttivo oberato negli anni da un sistema politico amministrativo vessatorio e schiacciato da una concorrenza estera resa “poco leale” a causa di un mercato privo della necessaria trasparenza.
Da qui parte quindi una sfida importante che vede le nostre imprese in prima linea, ma che rischia di essere un appuntamento inconciliabile con l’attuale situazione di difficoltà del nostro comparto produttivo.
Senza un efficiente sistema creditizio (oggi assolutamente inadeguato a sostenere il settore) e senza un sistema amministrativo e di governo del territorio che crei le condizioni di sviluppo minime (noi attendiamo ancora l’approvazione di una norma che renda possibile il rinnovo delle concessioni demaniali marittime e la definizione di un piano di sviluppo dell’acquacoltura sarda attraverso una seppur minima pianificazione demaniale marittima), rischiamo quindi di veder passare un treno che non potremo prendere.
Di qui il nostro allarme affinchè le istituzioni politiche, amministrative e bancarie non sottovalutino questa grande opportunità di sviluppo che è offerta da questa nuova sfida europea.
Da questo punto di vista ci auguriamo che la Regione Sardegna si ponga in modo deciso al fianco delle imprese, dimostrando da subito la sua attenzione per il comparto, così come sta facendo a livello nazionale la Coldiretti, per non permettere che le Tonnare fisse della nostra isola vengano ulteriormente penalizzate nella importante partita che si sta giocando proprio in queste ore presso il Ministero delle Politiche Agricole, in favore delle marinerie del meridione d’Italia impegnate nella pesca a circuizione o dalle lobby della pesca sportiva. Il mancato riconoscimento di una quota aggiuntiva alle nostre tonnare infatti sarebbe l’ennesimo sfregio alla nostra economia che speriamo venga scongiurato da un solerte intervento delle nostre Istituzioni.