I recenti e continui tentativi di screditare l’operato della nostra Organizzazione da parte di alcuni (per onestà non tutti) esponenti del mondo della trasformazione casearia ci portano ad affermare che la strada della ricerca di un mercato che paghi il latte alle migliori condizioni è certamente la base sulla quale dobbiamo continuare per dare una mano concreta e reale, non fittizia, ai pastori della SARDEGNA, anche quando questo vuol dire vendere il latte fuori dall’Isola.
Dopo anni di battaglie, di discussioni infruttuose, l’unica scelta possibile dopo che a ottobre 2011 l’industria di trasformazione ha lasciato il tavolo delle trattative affermando che il prezzo del latte veniva fatto dal mercato era :
valicare le “barriere “ del mercato isolano alla ricerca di acquirenti che garantiscano agli allevatori una remunerazione migliore del proprio prodotto.
I gruppi di pastori che abbiamo aiutato, insieme ad altri numerosi gruppi spontanei hanno consentito al sistema di poter garantire una migliore remunerazione.
Il risultato:
a fronte di un “prezzo di piazza” Sardo di 65 centesimi, la garanzia di 75 centesimi offerti dagli industriali continentali.
75 centesimi, seppur continentali, valgono più di 65 centesimi!
Sicuramente la remunerazione conseguita non è ancora sufficiente, ma a fronte di un mercato regionale cristallizzato su 65 centesimi per litro di latte, si tratta di un primo risultato che ci incoraggia nell’idea di perseguire questa strada.
Senza contare che l’azione, lo confermano i dati sull’andamento dei prezzi regionali, ha stimolato un’attività di contrattazione silente dei cui risultati beneficia l’intera classe allevatoriale.
Abbiamo capito che avere liberato i pastori da un mercato chiuso identificando un mercato che remunera meglio il lavoro degli allevatori da fastidio ad alcuni che stanno tentando di distruggere quanto è stato costruito.
Quando il comparto ha perso e perde nel passaggio da una remunerazione di 85 cent a una di 65 cent, 60 milioni di euro di ricavi per i pastori nessuno si è fatto sentire a difesa degli allevatori.
Oggi che i pastori si sono trovati un mercato da soli e non hanno chiesto denari per questo alla Regione Sardegna, sono considerati quasi dei traditori perché portano il latte fuori dall’isola.
Chi non tollera l’aver messo in luce l’esistenza di mercati che riconoscono un valore maggiore alle fatiche quotidiana dei pastori?
La risposta a queste domande è fin troppo semplice!
Da sempre infatti a tutti i pastori è stato detto che il prezzo del latte lo fa il mercato: una volta che i pastori riescono a mettersi insieme per cercare mercati più remunerativi, destabilizzando il mercato regionale gestito, come tutti sanno come un cartello, ecco che la trasformazione, per bocca della politica, cerca una nuova verginità, è bene ricordarlo, dopo avere abbandonato il tavolo delle trattative sul prezzo del latte, senza avere dato disponibilità a trattare un accordo sulla definizione non solo di un prezzo equo, ma anche solo di un prezzo!
Durante l'anno sono stati tanti i tentativi di boicottare i gruppi di tutti i pastori che hanno scelto di portare il latte verso la penisola, da tentativi di rompere i gruppi offrendo un prezzo superiore, allo screditamento dell'industriale che sta acquistando il latte accusandolo d 'insolvenza. Oggi le stesse persone stanno tentando di distruggere questi accordi infangando in modo fin troppo chiaro chi ha pagato il latte più di tutti i trasformatori sardi.
Ora invece si tenta con la politica attraverso strumenti da sempre costruiti e programmati con gli stessi attori e che evidentemente oggi sfuggono dal controllo.
Noi di Coldiretti riteniamo di dover rispondere ad un solo padrone, i nostri soci: sono loro che ci chiedono aiuto perché sono in difficoltà, perché dar da mangiare ai loro figli con 65 centesimi per litro di latte non è più possibile. Solo a loro vogliamo e dobbiamo rispondere, e per questo continueremo nella strada che oggi garantisce la miglior remunerazione del prodotto: quella del mercato che pagherà meglio, se sarà quello della penisola si andrà nella penisola.
La vicenda del Consorzio Latte.
Per qualcuno l’aver portato il latte fuori dalla Sardegna ha peraltro danneggiato la Sardegna? E lo scandalo di 50 milioni di euro non rendicontati del consorzio latte?
Anche in questo caso le domande sono tante.
Che benefici ha portato il Consorzio al sistema ovicaprino regionale? Ed agli allevatori?
Da quanti anni questa struttura non funziona?
Si tratta di un problema che nasce quest’anno, per “colpa” di produttori stanchi di vedere il proprio prodotto sottoremunerato, o parliamo di una realtà FERMA E IMPRODUTTIVA dal giorno della sua costituzione?
Si è a conoscenza che, oltre all’assegnazione di oltre 50.000.000 di euro, la struttura beneficia anche di strutture concesse in comodato gratuito, in scadenza nel 2014 e solertemente rinnovato per altri 10 anni già nel 2011?
Da tempo chiediamo che sul funzionamento di quella struttura si faccia, finalmente, chiarezza!
COLDIRETTI CHIEDE GIUSTIZIA, LEGALITA’ E TRASPARENZA!!!!!
I veri effetti del latte venduto in continente.
La verità sulla vicenda, come al solito, la dicono i numeri!
Infatti, mentre nelle altre regioni il prezzo medio del latte ovino scende, in Sardegna si conferma l’incremento del prezzo, che sale a 0,69 €/l.
Chiaramente si tratta di prezzi medi, ma l’incremento è significativo!
E questi non sono i numeri di Coldiretti, sono i numeri di un organismo certificato, l’osservatorio della filiera ovi-caprina dell'agenzia Laore Sardegna!
L’Agenzia infatti ha recentemente pubblicato gli aggiornamenti del prezzo del latte ovino in Italia, dal quale si evidenzia che ad aprile 2012, mentre in Toscana, nel Lazio ed in Sicilia il prezzo si è ridotto, in Sardegna si registra un incremento del prezzo che, già passato da0,63 a 0,68 €/lt (da gennaio a febbraio 2012) si attesta ora su 0,69 €/lt franco Azienda.
In altri termini, l’iniziativa che ha consentito ad alcuni Allevatori della Sardegna di collocare il proprio latte oltre i confini isolani, ha garantito un effetto benefico a tutto il mondo allevatoriale sardo che ha visto adeguarsi il proprio prezzo di partenza, arrivato anche alle quotazioni di 0,75 €/l, ma comunque ad un prezzo medio di 0,69 €/l che non si registrava da tre anni”
Per capire meglio, la portata dell’iniziativa “supera” i risultati ottenibili con alcune misure comunitarie dedicate al settore.
Infatti l’incremento delle quotazioni di mercato di 6 centesimi al litro, per l’intera produzione regionale di latte corrispondono a circa 15 milioni di euro di valore recuperato dagli allevatori nel mercato. Per darci degli ordini di grandezza, tale importo corrisponde a circa il 50 % delle risorse annue impiegate per il Benessere Animale (pari a 30 milioni di Euro).
Questo numero, da solo, conferma una certezza: il rilancio dell’agricoltura Sarda passa per strategie di sistema, per idee e percorsi che vadano oltre gli interventi di mero assistenzialismo.
L’idea di supportare la vendita del latte al di fuori dei confini regionali, vista l’assenza ormai decennale di risposte da parte degli industriali, a nostro avviso rientra pienamente in queste strategie.
SE IL PREZZO LO FA IL MERCATO, LASCIATECI ALMENO SCEGLIERE IL MERCATO CHE PIÙ CI CONVIENE!
Prezzi medi mensili del latte ovino in Italia euro/litro (Iva inclusa)
Regione Gennaio 2012 Febbraio 2012 Marzo 2012 Aprile 2012
Toscana 0,89 0,89 0,89 0,88
Lazio 0,83 0,83 0,80 0,80
Sicilia 0,68 0,68 0,68 0,64
Sardegna 0,63 0,68 0,69 0,69
Fonte: Rete di Rilevazione ISMEA
19 Luglio 2012
LIBERO MERCATO ANCHE PER I PASTORI