5 Settembre 2011
IN CAMINU CONTRA SAS POBERESAS E PO SOS DIRITOS DE SOS POPULOS

IN CAMINU CONTRA SAS POBERESAS E PO SOS DIRITOS DE SOS POPULOS
SANT’IGNAZIO DI NORBELLO, 4 SETTEMBRE 2011
- DOCUMENTO CONCLUSIVO -
Di fronte a una crisi economica senza precedenti, all’impoverimento della società, a una caduta di valori fondamentali e alle disgregazioni e contrapposizioni nella politica e nelle istituzioni, l’iniziativa di oggi è un segnale unitario e di forte coesione sociale che la Sardegna mette in campo e in marcia contro la povertà, per il lavoro e i diritti dei popoli.
Dopo varie manifestazioni in tanti luoghi dell’Isola, siamo di nuovo al centro della Sardegna, perché da qui è possibile parlare a tutta la Regione (non potremmo parlare a tutta la Regione dal Billionaire!): alle istituzioni politiche, alla scuola, ai grandi e ai piccoli comuni, soprattutto a quelle piccole comunità sotto attacco nella loro esistenza e identità, in nome di un presunto risparmio a fronte di gravi perdite sociali e culturali. Non ci saranno risparmi nell’accorpamento dei piccoli comuni, ma soltanto perdite secche di importanti presidi per la democrazia e per le risposte più immediate alle emergenze sociali. Gli sprechi sono altrove, non sono nei piccoli comuni,i cui amministratori continuano a svolgere, con coraggio civile e con senso di abnegazione, un servizio ai loro concittadini.
La prima parte di questa manifestazione è stata una camminata. Così sarà chiaro che per noi la cittadinanza che vogliamo descrivere, ma soprattutto costruire e difendere, assomiglia ad un viaggio. In ogni viaggio che si rispetti c’è una meta da raggiungere e prima o poi viene raggiunta. Ma questo è un viaggio che dura tutta la vita e tutta la storia: è un viaggio senza una meta definitiva.
La cittadinanza non si può ridurre mai a qualcosa di definitivamente acquisito. E’ sempre da ridefinire, da riconquistare.
E in questo senso l'interdipendenza diventa una categoria morale e politica di importanza fondamentale, perché sollecita a capovolgere situazioni di ingiustizia ed esclusione inaccettabili. Si tratta di una cittadinanza da costruire attraverso livelli successivi di solidarietà e di partecipazione.
Ecco perché si tratta di un viaggio che ci accompagnerà per tutta la vita: perché i diritti di cittadinanza non saranno mai pienamente soddisfatti e l’esclusione, che è figlia dell’egoismo, del sospetto e della paura, non sarà mai completamente debellata.
Ogni ferita alla cittadinanza di chi ci sta accanto è una ferita alla nostra  stessa cittadinanza, perché non possiamo essere cittadini da soli o con l'esclusione di alcuni.
Noi riteniamo che la vera ricchezza di un popolo sia costituita dalle persone e siamo perciò convinti della necessità di valorizzare tutte le presenze e tutte le potenzialità.
Dentro questo quadro di riferimento si collocano i temi che ormai da diversi anni mettiamo in evidenza all’attenzione di tutti, a iniziare dal lavoro che manca e dai tanti, troppi poveri della nostra Regione, che non hanno i requisiti minimi per sentirsi cittadini a pieno titolo. Infatti, il lavoro è una garanzia di libertà, di autonomia e di dignità per tutti; soprattutto per quanti da anni faticosamente lo ricercano, sia che siano giovani alla ricerca del primo impiego, sia che siano disoccupati. Come potrà sentirsi cittadino chi manca del necessario per vivere e vivere dignitosamente, chi non ha gli strumenti per attuare in modo dignitoso, serio e continuativo le responsabilità che tutti i giorni lo aspettano?
Nonostante sulla carta vi sia un numero notevole di strumenti e misure per promuovere il lavoro, la disoccupazione e la povertà registrano ancora livelli insopportabili.
E’ evidente la necessità e l’urgenza di garantire una diversa programmazione degli interventi, una migliore capacità attuativa e una accelerazione della spesa. Grida infatti scandalo l’entità dei residui passivi e il ritardo della spesa dei fondi europei.
Ma il nostro viaggio si qualifica anche come cammino per i diritti e l’integrazione dei popoli. Nella nostra regione, anche attraverso questa manifestazione, è ben evidente la presenza di tanti immigrati e di tante nazionalità. Di loro dice uno studioso: “ci occorrevano delle braccia, sono arrivate delle persone”. Anche la loro presenza ci spinge a superare i limiti del nostro modello di cittadinanza (conservativo, chiuso, sospettoso), ci spinge a creare un circolo virtuoso tra integrazione e rispetto delle differenze, inclusione e riconoscimento delle identità.  
Le istituzioni hanno un ruolo primario e fondamentale per avviare una fase di positivo cambiamento per la Sardegna sul versante soprattutto delle politiche del lavoro, dello sviluppo e dell’inclusione sociale. Le nostre istituzioni vivono però una condizione di evidente logoramento che richiede di fatto una nuova fase costituente, per la quale vogliamo offrire il nostro contributo. Riteniamo che i principi della “Carta di Zuri” possano costituire una base significativa per una  riscrittura della Legge Statutaria e dello Statuto, soprattutto con i riferimenti all’identità aperta, ai diritti di cittadinanza, al bene comune, ma anche per un nuovo patto costituzionale tra la Sardegna e lo Stato.
Su tutti questi argomenti sono evidenti i ritardi della Regione, alla quale chiediamo di dare efficacia alla propria iniziativa in Sardegna e nei rapporti con lo Stato.
Il nostro comune impegno è di continuare sul cammino da anni percorso per contribuire a costruire una Sardegna rispettosa dei diritti dei popoli e rispettata in tutti i diritti che la riguardano.

Carta di Zuri
CGIL – CISL – UIL – ACLI – COLDIRETTI – PASTORALE DEL LAVORO